lunedì 1 maggio 2017

Recensione: Lo stupore di una notte di luce di Clara Sànchez - Deludente

Serbo ancora il ricordo della piacevolezza che ho provato qualche estate fa leggendo le pagine de "Il profumo delle foglie di limone" di Clara Sànchez. Avevo apprezzato la figura di Sandra, una trentenne in crisi, senza un lavoro, incinta e insicura del rapporto che ha col padre del bambino. Ed avevo apprezzato anche la figura di Julian, ottuagenario reduce dal campo di concentramento di Mauthausen che aiuta Sandra a salvarsi dalle grinfie di due ex feroci nazisti nelle mani dei quali la ragazza capita. Il tutto calato nella splendida cornice di Dianum e della Costa Blanca in Spagna.

Acquistando il seguito di questo famoso romanzo sono così partita con aspettative alte...
Ma non mi ha convinto. Anzi, per dirla proprio tutta non mi è piaciuto per niente.

Riassumo per sommi capi la storia prima di spiegare che cosa non mi ha convinto:

Sandra è diventata madre di un bimbo che ha pochi mesi, lavora con la sorella ed ha deciso ormai di non voler portare avanti la storia con Santi, il padre di suo figlio.
Un giorno la sua tranquilla vita di madre single viene stravolta da un banale bigliettino posto all'interno della borsa del piccolo che proviene, con certezza, da chi Sandra pensava di essersi ormai lasciata alle spalle e che rappresenta una minaccia per lei e per il suo bambino.
Sandra si vede così costretta a tornare a Dianum dove tutto era iniziato, per cercare Julian, il solo che possa aiutarla a capire chi possa aver scritto quel biglietto.
Julian, da parte sua, è sempre rimasto a Dianum e porta avanti la sua personale lotta contro la Confraternita di ex nazisti, ora particolarmente devota ad una figura inquietante: quella di Bert, "il Macellaio di Mauthausen".

Insieme, Julian e Sandra, dovranno combattere la Confraternita e dovranno reagire con freddezza al pericolo poichè il bersaglio contro cui si scagliano questi malvagi individui è un bimbo di pochi mesi...

Detto questo, mi soffermerei su ciò che proprio non mi ha convinto:

un romanzo che ha come tematica principale quella della lotta contro degli ex nazisti, ancora irriducibili sostenitori della loro fede, dovrebbe far percepire al lettore un vago senso di angoscia e di tormento che non lo lascia mai, tanto più quando l'intreccio narrativo si costruisce interamente sulle fragili ossa di un bambino.

Ecco, io quell'angoscia non sono proprio riuscita a percepirla; la storia si trascina stancamente sino alla fine, che arriva per mano di chi non ti aspetti, quello sì, ma che è anch'essa priva di quel sollievo che ti dovrebbe comunicare.

Alcuni personaggi, anche se marginali nella storia, avrebbero potuto essere caratterizzati meglio: le figure di Violeta ad esempio, o quella di alcuni pensionati residenti dei Tre Ulivi che affiancano Julian, tanto per dirne altri. 

Insomma, questo secondo me è un libro di mancanze; manca il male, quello con la M maiuscola che una figura come quella del Macellaio dovrebbe comunicare di per se stessa; manca il pathos che pagina dopo pagina dovresti percepire leggendo una storia di rapimenti e di scomparse; manca la sofferenza che è quella che ti dovrebbe trasmettere la figura di una madre ferita, disperata e sola.

E' stata una lettura piatta e monotona e l'unica cosa che salvo in questo romanzo è la prosa di quest'autrice, che ha il dono di rendere la narrazione fluida e scorrevole.
Ciò non ha comunque impedito alla sottoscritta di trascinarsi stancamente nella lettura per quasi quattrocento pagine.
Detto francamente, a distanza di qualche giorno dalla conclusione, ho già quasi dimenticato l'intera storia.
Non mi è piaciuto per niente e non lo consiglio. 

Tuttavia, per chi lo volesse, 

Buona Lettura!

{Lo stupore di una notte di luce, Clara Sanchez, Garzanti, Pagine 393}

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